Il Tribunale del Riesame rimette in libertà tre dei 24 arrestati del blitz Omnia, con cui i carabinieri del comando provinciale hanno sgominato agli inizi di marzo un sodalizio che puntava a monopolizzare nella Piana del Sele il trasporto di ortofrutta e lo spaccio di stupefacenti. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata annullata per Michele D’Alessio di Olevano sul Tusciano, Giuseppe Dell’Angelo di Acerno e Alberto Sabato di Montecorvino Rovella, difesi rispettivamente da Agostino Allegro, Fiorenzo Pierro e Pierluigi Spadafora. Per gli inquirenti facevano parte delle cellule di spaccio che il sodalizio aveva organizzato nei loro territori, ma secondo il Riesame non vi sono abbastanza elementi per giustificare la misura cautelare. Il collegio (composto dai giudici Gaetano Sgroia, Giovanni Rulli e Dolores Zarone) ha inoltre ritenuto insussistente per alcuni arrestati il reato di associazione camorristica. Per i giudici della fase cautelare la partecipazione al clan non può essere contestata nemmeno a Leopoldo Ferullo (difeso da Ivan Nigro) che tuttavia resta in carcere ed è accusato, tra l’altro, di aver fatto da testa di legno al cognato capoclan Sabino De Maio (che ha rinunciato al riesame) nell’intestazione dell’hotel Blu sulla litoranea di Pontecagnano, dove alcune prostitute ricevevano i clienti. L’accusa di aver organizzato un sodalizio di camorra viene meno anche per Marcello Palmentieri di Pontecagnano, per il quale resta però l’aggravante del metodo mafioso nell’estorsione alla Napolitrans, oltre a ulteriori episodi estorsivi. La sua Ma.Pa. è ritenuta dal sostituto procuratore Marco Colamonici una delle due agenzie di intermediazione che il sodalizio imponeva ai produttori ortofrutticoli per il trasporto della merce. L’altra, sempre a Pontecagnano, era la Atm di Francesco Mogavero, posizionato al vertice del clan e che resta anche lui in cella, al pari del salernitano Salvatore Di Lieto. Va invece ai domiciliari Sabato Di Lascio di Acerno (difeso da Angelo Mancino) a cui il Riesame contesta solo alcuni episodi di spaccio. Posizione analoga, la sua, a quella diGuglielmo Di Martino di Bellizzi, pure lui condotto dal carcere ai domiciliari. Confermato infine l’obbligo di dimora per Luciano Fiorillo di Montecorvino Pugliano, a cui gli arresti domiciliari erano già stati revocati dal giudice delle indagini preliminari.

Solo dieci gli arrestati che

hanno chiesto la revoca delle misure cautelari. Molti altri, tra cui i fratelli Enrico e Sergio Bisogni, hanno rinunciato a rivolgersi al Tribunale della Libertà. Su di loro pendono, oltre all’indagine Omnia, altri provvedimenti per fatti analoghi.

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